10 dicembre 2020 – 26 febbraio 2021
NOVECENTI
LA DISCONTINUITÁ DI UN SECOLO
NOVECENTI
LA DISCONTINUITÁ DI UN SECOLO
Discontinuità, incertezza, cambiamento sono le parole che identificano questo scorcio di 2020, che ci vede immersi in un tempo remoto, in città sospese, in un’attesa che il mondo si riconfiguri nella forma che tutti noi conoscevamo. O forse ne scaturirà una nuova rappresentazione?
| Giacomo Balla | Massimo Campigli | Carlo Carrà | Felice Casorati | Giorgio De Chirico | Filippo De Pisis | Achille Funi | Giorgio Morandi | Aligi Sassu | Mario Sironi | Carlo Terzolo |
Galleria Gracis ha scelto di allestire negli spazi di piazza Castello una mostra capace di interpellare le multiformi espressioni artistiche che hanno connotato la discontinuità del Novecento, alla ricerca di un pensiero coerente in cui inserire la contemporanea necessità di un ritorno all’ordine(inclusa la domanda quale ordine?).
Le opere esposte compiono un viaggio a ritroso tra le diverse anime che hanno segnato un secolo contraddistinto da correnti artistiche e di pensiero profondamente diverse: il titolo della mostra, Novecenti, enfatizza la difformità ed eterogeneità di linguaggi e movimenti, che vengono esplorati attraverso il lavoro di undici artisti accomunati dalla necessità, dopo la fine delle avanguardie e le devastazioni belliche, di ricostituire un ordine e un’identità.
Le opere selezionate sono esemplificative di come l’arte italiana subisca una mutazione che conduce a esiti multiformi, non solo in termini stilistici, ma in relazione al rapporto tra l’artista e la realtà, tra l’opera e la società: dal novecentismo di Achille Funi, il cui gesto si espande tra l’insondabile interiorità dello sguardo femmineo e la promessa di una città che cresce, al realismo, a tratti magico, delle bambine di Casorati, teneramente adagiate nell’ideale di una quotidianità sospesa di un interno borghese del ’29. Dall’antinaturalismo coloristico e materico delle figurazioni di Sassu, alle tonalità terree di ascendenza etrusca delle raffigurazioni femminili di Campigli, fissate in asfissianti spazi bidimensionali. Dal futurismo delle composizioni di Balla del 1919, ai paesaggi del Carrà post metafisico e post futurista della fine degli anni ‘50, dalla metafisica dechirichiana della Piazza d’Italia e de Il Trovatore, alla più cupa classicità della natura morta di fine anni ’40. E ancora il Sironi tardo che, persa ogni illusione politica, carica le tele di una tetra espressione materica, che non è più Novecento, non è più metafisica, né futurismo, in cui permane l’eco della monumentalità scultorea degli anni ’30.
Date la attuali restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, abbiamo pensato a una doppia modalità di fruizione della mostra, in presenza e online,per garantire la continuità di visione e al contempo un percorso di progressivo approfondimento e condivisione dell’esperienza artistica.
L’esposizione è visitabile, su appuntamento, nei locali di piazza Castello 16 che si confermano luogo privilegiato di incontro con l’opera d’arte e con la sua capacità di interpellare il visitatore attraverso l’emozione; in affiancamento alla mostra fisica, una serie di “Focus on” fruibili online costituiscono momenti di riflessione e di confronto con il pubblico:
- un allestimento virtuale su Artshell consente di visualizzare le singole opere come tasselli del racconto espositivo;
- un video con la Gallery view propone un’esperienza immersiva del percorso artistico;
- la Newsletter di Galleria Gracis veicolerà settimanalmente pillole di conoscenza e di senso attraverso video di approfondimento costruiti con il contributo di critici d’arte, aiutandoci a disvelare particolarità tecniche, pittoriche, narrative, storie di vita;
- i canali Social di Galleria Gracis (Facebook, Instagram, Vimeo) consentiranno di condividere con il pubblico pensieri, idee e spunti di riflessione.